L’osteopatia fa male… all’INPS
C’è una categoria che forse non applaude con entusiasmo ai benefici dell’osteopatia: l’INPS. Eh sì, perché mentre da un lato le sedute osteopatiche aiutano migliaia di persone a stare meglio, dall’altro rischiano di minare i bilanci di chi si occupa di pensioni.
Una provocazione (ma non troppo)
Quando diciamo che “l’osteopatia fa male all’INPS”, stiamo ovviamente scherzando… ma fino a un certo punto. Perché se è vero che l’INPS si occupa di previdenza, è altrettanto vero che le casse dell’ente respirano un po’ di più quando le persone… smettono di respirare. E qui entra in gioco l’osteopatia.
Benessere duraturo = vita più lunga
L’approccio osteopatico lavora per migliorare la salute globale della persona, intervenendo su mobilità, equilibrio posturale, respirazione, circolazione e sistema nervoso autonomo. Questo significa:
meno dolori cronici,
meno farmaci,
meno assenze dal lavoro,
più energia e più qualità della vita,
e soprattutto… più anni vissuti in buona salute.L’osteopatia in azienda: investimento o spesa?
L’osteopatia in azienda: investimento o spesa?
Le aziende stanno cominciando a capirlo: introdurre percorsi osteopatici nei programmi di welfare aziendale è un investimento, non un costo. I benefici si traducono in:
maggiore produttività
minor turnover
team più motivati
meno giorni di malattia
L’osteopatia contribuisce attivamente a prevenire le patologie muscolo-scheletriche (la principale causa di assenze per malattia), migliora la qualità del sonno e riduce lo stress, fattori che impattano direttamente sulla performance lavorativa.
Un futuro più sano (e più costoso per l’INPS)
Se tutti iniziassimo a prenderci cura di noi stessi prima che il dolore ci costringa a fermarci, potremmo parlare davvero di prevenzione. Ma attenzione: se questa tendenza dovesse davvero decollare, sarà bene che l’INPS inizi a fare qualche conto in più. Perché un popolo che vive meglio e più a lungo… costerà di più.
Conclusione
Ironia a parte, l’osteopatia si conferma uno strumento prezioso per migliorare la qualità della vita delle persone. E se questo “fa male” all’INPS, vuol dire che sta facendo bene a tutti gli altri.

